La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo
La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo celebra due fratelli cristiani martiri del IV secolo, niente a che vedere con gli apostoli, né col Battista: prima di tutto sgombriamo il campo da un possibile fraintendimento.
E se ne sta nascosta sul Celio, a due passi dalla fontana della Navicella, su una piccola strada che coerentemente dai tempi dell’antica Roma non ha mai cambiato percorso né nome: il Clivio di Scauro. E bisogna pure sapere che la Basilica – con i suoi ambienti sotterranei – è uno dei punti di collegamento più saldi fra la storia e la religione.
La chiesa c’è, ma non importa
No, davvero, mica crederete che la cosa da vedere sia la chiesa attuale? Quella è roba da matrimoni, tutta stucchi, lesene e lampadari di cristallo. La parte sconvolgente di questa basilica è quella che, tanto per cambiare, sta sotto terra: praticamente un intero pezzo di Roma del II secolo.
A starci dentro pare di essere finiti in un grande labirinto, composto da oltre 20 ambienti disposti su diversi livelli. Si trova un po’ di tutto là sotto: negozi, domus, decorazioni e – soprattutto – una confessione (un piccolo ambiente probabilmente destinato ad accogliere i corpi dei martiri) decorata con affreschi del IV secolo che descrivono con precisione il martirio di questi due fratelli particolarmente sfortunati.
Non si può definire diversamente due cristiani fatti decapitare intorno al 360 da Giuliano l’Apostata per non aver voluto adorare una statua di Giove. Voglio dire: ancora a parlare di Giove? Nel IV secolo? Quanta probabilità c’era di essere martirizzati da un imperatore pagano dopo quasi cinquant’anni dallo sdoganamento del cristianesimo attuato da Costantino con il suo editto? Più sfortunati di loro soltanto Crispo, Crispiniano e Benedetta, che vennero decapitati perché trovati a pregare sulle tombe dei decapitati.
Fortunatamente nel 363 la morte di Giuliano l’Apostata, ultimo imperatore deciso a ripristinare il paganesimo, pose fine a questa sorta di catena di Sant’Antonio della decapitazione.