Domus Aurea: la villa di Nerone
Domus Aurea: “Roma ormai è una sola casa”. È quello che dissero i romani di fronte alla dimora imperiale che Nerone si fece costruire fra il Celio, il Palatino e l’Esquilino dopo l’incendio di Roma del 64.
Una specie di resort esclusivo in cui si poteva trovare un microcosmo a misura di Imperatore: da boschi e vigneti a palazzi e colonnati, fino a un intero lago artificiale. Senza ovviamente tralasciare lo sfarzo delle decorazioni: marmi pregiati, rivestimenti in oro, pietre preziose e statue prese qua e là per la Grecia. Il tutto messo su in pochi mesi dagli architetti Severo e Celere (nomen omen) su un’area di circa 260 ettari. Roba che i cittadini del tempo andavano chiedendosi se non fosse il caso di emigrare a Veio per star certi di non essere inglobati nella Villa imperiale…
L’antica Roma: uno star system spietato
L’Imperatore aveva tutto per diventare una star: possedeva diverse ville da favola, era un songwriter molto apprezzato, aveva storie sentimentali complicate (e pure un po’ incestuose) e morì suicida a 32 anni, pronunciando la frase: “Quale artista muore con me!”. Insomma, Nerone ci credeva un sacco. Purtroppo non aveva fatto i conti con i feroci recensori che sedevano in senato: furono loro, ancora a cadavere imperiale caldo, a decretare la damnatio memoriae nei suoi confronti. E quando la legge impone la cancellazione del tuo ricordo, diventa molto difficile diventare un James Dean ante cinemam.
Come si cancella una villa grande come un paese
La damnatio memoriae si abbatté anche sulla Domus Aurea. Se la Villa era stata costruita in pochi mesi, in pochi mesi venne sommersa di terra (immaginate la gioia di Severo e Celere) e così rimase per secoli, almeno fino a quando non arrivarono i pittori Rinascimentali con la loro curiosità. A partire dalla fine del ‘400 artisti come Pinturicchio, Raffaello, Ghirlandaio (e molti altri) presero l’abitudine di introdursi in quelle che a loro sembravano grotte e che in realtà erano le volte interrate e affrescate della Domus Aurea. Si sviluppò così la decorazione definita – non a caso – grottesca, caratterizzata dal recupero dello stile e dei temi legati all’età classica. Uno stile che segnò un intero secolo: nel corso del Cinquecento se il tuo palazzo non aveva almeno una sala decorata a grottesche, non eri proprio nessuno.
Ancora oggi non conosciamo interamente la Domus Aurea: molte aree sono ancora ricoperte di terra e in corso di recupero. Tuttavia la struttura è visitabile nei fine settimana, previo acquisto di biglietto, come sarebbe piaciuto a Nerone…